L'ESODO URBANO
Interviste
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Matteo Scaglioni è un professore dell'Université Côte d'Azur
Matteo Scaglioni
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Sandro Gastinelli e Marzia Pellegrino, con i loro due figli Edith e Leo vivono e lavorano tra i boschi di castagno della borgata di Rosbella (Boves), 1000 metri s.l.m., sulle Alpi occidentali, nel sud Piemonte.
Hanno a lungo lavorato come registi
Sandro Gastinelli e Marzia Pellegrino
Sandro Gastinelli e Marzia Pellegrino
Qual è stata la ragione che vi ha spinto a voler abitare a Rosbella?
Sandro Gastinelli: Allora tutta la nostra storia parte dal nostro lavoro, diciamo così “precedente” a questo che facciamo adesso che abbiamo portato avanti fino praticamente al 2020 quando abbiamo aperto la ROSBettola, che era quello di fare documentari di vita, storia, cultura e tradizione in montagna. Tanti anni fa, nel 1996, avevamo fatto il nostro primo documentario che riguardava la fienagione in Valle Ellero e la avevamo iniziato a conoscere le prime persone di montagna, un po’ estranee al nostro ambiente che ci hanno un po per volta, fatto capire che cos'era vivere in montagna. Poi tutto il grosso di cosa significhi vivere in montagna ci è arrivato attraverso i Festival del cinema di montagna al quale ai quali abbiamo partecipato con quel primo film, e con tutti gli altri che sono venuti dopo.
In questi ambienti abbiamo conosciuto persone che vivevano al di qua e al di là delle Alpi, in particolare un personaggio di questi film che avevamo raccontato, che si chiama Piero Tassone, che all'epoca aveva un'ottantina d'anni, oggi ne ha 99 quasi 100, e avevamo raccontato la sua vita. Lì ci aveva un po scossi il suo amore del vivere in montagna, che non riusciva poi negli anni a condividere più con nessuno, nonostante lui abitasse in Valle d'Aosta.
E allora spinti da quell'entusiasmo, avevamo poco meno di trent'anni e ci avevamo iniziato a guardarci intorno, prima per andare a vivere in una situazione campestre. Poi è uscita fuori questa occasione di acquistare tre immobili qui a Rosbella e nel giro di una settimana abbiamo elaborato l'idea del vivere in montagna e devo dire che la decisione è stata abbastanza rapida e istintiva. All'epoca non c'era praticamente nulla, neanche una strada. C’era una mulattiera a malapena tracciata nel bosco e non si riusciva a salire se non con macchine un po’ attrezzate o col trattore. Noi avevamo una Fiat 500.
Per la questione della scarsità di comunicazione, il telefono cellulare era i primi tempi, nel 2000, quando siamo venuti qua, per cui quello della mancanza di rete mobile non era ancora un problema che ci assillava.
Quali sono state delle difficoltà impreviste che avete dovuto affrontare dopo aver lasciato la città?
Marzia Pellegrino: Si ci sono state delle difficoltà, non necessariamente impreviste, ad esempio all'inizio avevamo ancora lo studio di produzione giu in città. Io stavo qua da sola coi bambini molto piccoli. A volte mi sono trovata ad essere malata, a novembre con la nebbia o la neve, e mia mamma che non poteva salire ad aiutarmi. A volte ci siamo trovati in un isolamento sia mentale che fisico, un isolamento che però alla fine puoi anche trovarti in città. Nella quotidianità ci siamo imbattuti in cose più difficili da affrontare di altre però in realtà ci è sempre ritornato molto di più di quello che che c'è stato tolto.
Abbiamo affrontato molte nevicate, nel 2008 e nel 2009 sono venuti 5 o 6 metri di neve e alcuni dei ricordi più belli li abbiamo anche mentre spalavamo la neve con i bambini. Alcune cose hanno dato più indipendenza ai miei figli rispetto ai loro coetanei, come quando ho 9 anni gli ho dato la bici e gli ho detto: “andate giù da nonna” e loro hanno fatto una bella gita da soli. Io ho passato la mezz'ora più brutta della mia vita qua ad aspettare che arrivassero. Idem quando hanno iniziato a guidare l'Ape e poi la macchina. Alla fine sono tutti i passaggi necessari per far crescere i ragazzi, ma questo non è necessariamente legato alla montagna.
Voi consigliereste ad un giovane oggi di trasferirsi in una borgata in montagna?
Sandro Gastinelli: Certamente, e lo facciamo quotidianamente. Non solo a parole, cerchiamo di farlo con l'esempio. C’è una soddisfazione particolare nel riuscire a ripartire “da zero” e in qualche modo inventarsi una casa, dover inventare il lavoro, i mezzi di trasporto, alla fine qualsiasi cosa.
Alla fine è ciò che ci fa stare bene: avere già tutto pronto alla fine non ti dà più niente.
Qui arriva gente in continuazione, specialmente da quando abbiamo aperto ROSBettola. Tanti si guardano intorno, vedono com'è il paese e vedono la bellezza della natura.
Alle volte vengono su persone che ci chiedono, come puoi vivere in un paese del genere, ma qui come fatte d'inverno, come fate coi figli, come fate quando dovevate portarli a scuola, come fate coi rifiuti, come fate con la Tele, con le comunicazioni eccetera… e noi diciamo, come fate voi la in basso a sopportare il caos e la vita frenetica?
Marzia Pellegrino: Abbiamo sempre fatto il bilancio, dove le cose positive del vivere in un posto del genere sono nettamente superiori alle cose negative. Però una cosa importantissima è che devi scegliere, una vita così non te la deve imporre nessuno. Se Sandro mi avesse detto andiamo lassu e io non fossi stata convinta, non avrei resistito più di sei mesi
Pensate che le persone abbiano più voglia di venire ad abitare in montagna?
Sandro Gastinelli: Ultimamente sono molti di più quelli che passano e chiedono se c'è una casa in vendita e notiamo che se prima c'erano una prevalenza di persone che cercavano una casa per passarci una settimana o due d’estate, adesso sono in maggioranza quelli che vorrebbero proprio trasferirsi stabilmente. E questa è una cosa molto interessante, perché quando i posti come il nostro si ripopolano e rinascono li si crea un altro problema, ovvero c’è troppa richiesta di case. Intanto non si può più giustamente costruire nulla da zero, bisogna spostarsi poco lontano dove ci sono molte borgate ancora all'abbandono.